venerdì 27 gennaio 2023

Scritti ritrovati: Di amori, quartini e campari in Cantina (Alcuni ricordi non li ritrovi, ma puoi rivederli).

Le  cantine hanno un ritmo diverso, vivono di vita propria, e i due inferni dentro di loro sono uguali: lo sono di giorno, lo sono di notte.

In cantina si può piangere d'amore a mezzogiorno, non è necessario aspettare la sera, la festa, il concerto, in cantina si può ancora parlare e piangere d'amore con un campari in mano e una sigaretta che si fuma da sola. 

Lo si può fare, perché fuori dalla cantina l'Amore è un argomento frigido usato a mezzo stampa per chi vuole farsi conoscere solo a metà, ma in cantina no,  in cantina o sei tutto, tutto ciò che sei, o non sei, non esisti, non parli, non respiri.
E il migliore abitante della cantina, quello che si siede in un angolo e si gode il suo quartino in pace, parla da solo con i suoi silenzi. 

Trovatemi un solo posto nel mondo, dove, entrando con la scusa di farti una birra ,puoi incrociare gli sguardi di gente stanca, quella gente che la vita se l'è sbattuta in petto per poi lasciarla andare come un'esile farfalla di maggio in una pozzanghera, come Rimbaud, come decine di battelli ebbri arenati tra i mattoni, che parlano, parlano mille volte meglio dei fantasmi che si ritrovano a blaterale di tutto fuori degli altri locali, quell'accozzaglia informe di pedine maleducate che ti calpestano i piedi perché vogliono farsi una bevuta e magari anche la tipa che è lì accanto a loro.

Nella cantina c'è un ordine precostituito dal caos e dall'ebrezza. Ed è un ordine perfetto.

La prima volta che sono entrata in una di queste cantine, il solaio stava cadendo addosso alla gente che pogava al ritmo malsano del gruppo punk del momento. Erano i Res Nullis. Quelli che dicevano che la mamma del sindaco fa la puttana.
Il sindaco della città sarà chi meglio se la saprà comperare. Il sindaco della cantina rimane Garibaldi, e i vecchi partigiani che per secoli continuano a consolarsi là dentro. 

Quelli che sono partigiani perché si leccano le ferite con il vino rosso e girano i coltelli nella piaga con la birra a mezzogiorno.
E parlano d'amore, a mezzogiorno. E piangono, d'Amore, a mezzogiorno, in cantina.


Di cantine e di amori. Di amori di cantine. Di amori da cantine.
Se ci entri non ne esci lo stesso. Luoghi di perdizione differenti non danno la stessa perdita spazio temporale che ti conduce a sentirti un mediocre eterno.
E gli ultimi sono i primi. Perché i primi hanno posti migliori in cui disintegrarsi.
Dicono che domani il sole si eclisserà, da questa parte del mondo, a metà.

Ci sono soli che si eclissano ogni giorno, ma nessuno ne fa notizia. Soli che esplodono ogni notte e poi risorgono imperterriti, ma nessuno ne parla. 

sabato 1 gennaio 2022

PURGATORIO



Di notte, quando non passano le macchine, il fiume Trigno scorre forte. Un fiume al quale hanno letteralmente devastato corso e argini ma che inspiegabilmente, due mesi l'anno, riesce ancora a scorrere. Un deserto di pietre intorno che sembra d'essere in Colorado, ma è Abruzzo a dicembre e il sole ci batte forte. 

Ho cancellato tutto e ricominciato: un foglio bianco è pur sempre un foglio bianco e poi segue lo standard del patetico inizio a nuovo anno, cosa nuova e strana mai fatta prima, e per questo non avrà la parvenza d'esser banale. 

Una strana sensazione, camminando da un anno in questo deserto cronico abruzzese pieno di colori, a pensare che potrei fare a meno di un sacco di affanni che ogni giorno compio per assicurarmi un futuro stabile, che non avrò mai. 

E invece potrei rinunciare a ogni ambizione, perché ho la fortuna di avere tutto. O meglio, di avere tutto quello che serve davvero. 

Questo ho imparato dalla pandemia, o dal pandemonio: è davvero tutto molto superfluo, a parte ciò che ti circonda e se ciò che ti circonda è natura, allora è anche fortuna. 

Spero solo di non prendere sul serio questa decisione: significherebbe abbandonare ogni ambizione. E il punto è che arrivati a questo punto, non so più se sarebbe davvero un male, abbandonare ogni ambizione.